Riprendo a distanza di tempo un tema già trattato sul nostro sito (qui, qui e ancora qui): quello della mediazione obbligatoria.
Come forse avrete già letto, da oggi il tentativo di mediazione diventa infatti obbligatorio anche nelle materie (di grande rilevanza numerica) della circolazione stradale e delle liti condominiali.
Leggevo già lunedì annunci entusiastici, valga per tutti quello del Corriere della sera – inserto Economia (ancora consultabile online) che addirittura parlano di una “giustizia che diventa più veloce.”
Magari.
Come già spiegato nei precedenti interventi il passaggio obbligato per la fase della mediazione inevitabilmente allunga i tempi della vicenda processuale (come già del resto verifichiamo quotidianamente per le materie già a regime) e rallenta l’ingresso nel giudizio.
Attualmente, infatti, in una fetta assai rilevante di casi la parte chiamata davanti al mediatore non si presenta affatto, così vanificando il procedimento; e nei casi residui in cui le parti riescono a dibattere davanti al mediatore, solo un terzo dei casi si risolve con un accordo.
Nella maggior parte dei casi, dunque, chi vuole vedere tutelato un suo legittimo diritto ha inutilmente pagato i costi della procedura di mediazione (dunque ha già sborsato qualche centinaio di euro).
Preso atto del fallimento della mediazione, l’avvocato dovrà promuovere il giudizio vero e proprio (se va bene , nel frattempo saranno passati almeno sei mesi); e la parte dovrà già da subito pagare il ‘contributo unificato’, termine ambiguo con cui s’indica una vera e propria tassa sulle cause (peraltro elevata ben due volte nell’ultimo anno) e dare almeno un minimo anticipo al legale (che deve anche provvedere agli accertamenti anagrafici, societari etc. e alle notifiche di rito –anche qui, si paga non poco).
La causa durerà, come al solito, una media di tre/quattro anni in primo grado; e altri quattro/cinque l’eventuale appello.
Ah, dirà chi ha avuto la pazienza di leggerci, ci risiamo, gli avvocati temono di perdere una fonte di guadagno (la causa).
Questo è del resto il ragionamento strisciante che dalle tv e dai giornali si cerca di far passare; tra l’altro, col risultato nel lungo periodo di minare ancor di più il rapporto fiduciario tra difensore e cliente, con pregiudizio per quest’ultimo che si sentirà sempre più… solo e perciò incapace di tutelare le proprie ragioni).
L’articolo sopra citato ad es. così si esprime: “Si tratta di tipologie che occupano una fetta importante dei fatturati degli avvocati (soprattutto del Meridione) ed è per questo che lo scontro tra le parti è destinato a crescere anche nei prossimi mesi.”
Il nostro studio legale di regola non tratta circolazione stradale né condominio, sicché non ci sembra di poter essere tacciati di un interesse diretto nella questione: e possiamo allora senz’altro dire che l’argomento in questione (qui e altrove) è semplicemente falso, perché il compenso dell’avvocato per la sua assistenza tecnica prescinde dalla fase in cui si riesce a ottenere soddisfazione per il proprio cliente, essendo invece collegato al concreto risultato (‘utilità’) ottenuto dall’assistito e non certo dall’andare in causa di per sé (gli avvocati, ci crediate o meno, detestano andare in giudizio perché ne conoscono il reale stato di sfascio).
Ma cosa cambia con l’ingresso delle nuove materie nella mediazione obbligatoria?
Semplice: il sistema della mediazione si bloccherà del tutto.
Già ora ad es. l’organismo di mediazione gestito dall’Ordine degli avvocati di Roma (il più grande della Capitale) è sostanzialmente paralizzato, incapace di assicurare la corretta e tempestiva convocazione delle parti e dunque l’effettivo espletamento della procedura di mediazione. Ha il solo pregio di costare (un poco) meno di altri organismi, sicché (soprattutto in un periodo di spaventosa crisi economica) continuerà ad essere il ‘preferito’ dalle parti.
Ci si mette semplicemente l’animo in pace, si sa di dover perdere quei mesi (e quei soldi) prima di poter cominciare ‘la causa vera’ e via così.
L’arrivo di una miriade di nuovi casi impedirà del tutto la mediazione; chi pensa il contrario si faccia oggi stesso un giro in Tribunale (l’organismo deputato alla tutela dei nostri diritti), verifichi quale sia il ritardo nella soddisfazione delle ragioni di chi agisce e poi ci spieghi come potranno far meglio i pochi organismi privati che affronteranno una pari mole di questioni.
Altro aspetto che non mi sembra sia stato troppo evidenziato è quello relativo in particolare alla materia della R.C. auto.
Come noto, fino a oggi la fase delle trattative con l’assicurazione (soprattutto se gestita da un legale capace) si risolveva spesso in un accordo che garantiva il buon soddisfacimento delle ragioni del danneggiato.
Ora tuttavia, con la costruzione del nuovo steccato della mediazione, le assicurazioni avranno assai meno interesse a chiudere un sinistro anticipatamente; certo, se si rifiuteranno ingiustamente di pagare il dovuto con le buone, verranno convocate in mediazione. Magari non si presenteranno, dunque verranno citate in giudizio e –alla fine della causa- probabilmente pagheranno un po’ di più.
Ma la domanda vera è questa: quante persone avranno la costanza (e i soldi) necessari per affrontare questi passaggi? Non certo tutti.
E le assicurazioni, nel valutare la loro convenienza, non guardano certo il caso singolo ma i dati aggregati, le statistiche; sicché potrebbero anche rilevare che la percentuale degli scoraggiati sia tale da assorbire e remunerare ampiamente i costi per pagare chi sarà invece andato fino in fondo.
[Ah, la statistica, che bella scienza…]