Leggo sul sempre aggiornatissimo sito di Altalex la bozza del famigerato D.L. 2012 sulle liberalizzazioni che il governo Monti si appresta a varare; e inizio anche a ricevere al riguardo le usuali mail di sdegno/allarme/chiamata alle armi da parte dei più disparati organismi e associazioni forensi (qualcuno, nella foga, travolge con morti e feriti anche la lingua italiana).
Con buona pace di chi la pensa altrimenti, personalmente ritengo il provvedimento, almeno per la parte che riguarda gli avvocati, assolutamente positivo e condivisibile; e spero vada in porto al più presto.
Se avrete la pazienza di seguirmi, spiegherò in sintesi il perché, commentando direttamente le norme ‘incriminate’ (riportate in grassetto corsivo).
[…]
CAPO III – SERVIZI PROFESSIONALI
Art. 7
(Disposizioni sulle tariffe professionali)
1. Sono abrogate tutte le tariffe professionali, sia minime sia massime, comprese quelle di cui al capo V, titolo III, legge 16 febbraio 1913, n. 89.
Qua i primi commenti mostrano panico e smarrimento: come faremo a determinare il dovuto?
Non mi risulta aver mai udito analogo terrore in chi vende viaggi o impacchetta cioccolatini, per l’ottima ragione che il “prezzo” è sempre e comunque determinabile; se poi risulterà troppo alto / basso, lo dirà il mercato (di riferimento; lo stracchino del discount ha un prezzo diverso da quello della boutique gastronomica del centro).
Pronti a fare offerte speciali? Io sì, e sarà divertente.
Personalmente, vedo anzi nella fine delle tariffe una vera e propria liberazione; tutti noi avvocati abbiamo passato (buttato) anni a predisporre note spese e/o parcelle analitiche (come richieste dalla normativa) annotando €2 di spese di fax, €10 di ‘accesso agli uffici’ etc. etc.; salvo poi ritrovarsi a vederle disattese e/o dover comunque rientrare in un certo ‘totale massimo richiedibile’, spesso tutt’altro che indiscutibile o… indiscusso.
2. Al primo comma dell’articolo 2233 del codice civile, sono apportate le seguenti modificazioni: a) Le parole “le tariffe o” sono soppresse; b) Le parole “sentito il parere dell’associazione professionale a cui il professionista appartiene.” sono sostituite dalle seguenti “secondo equità.”
Qui si modifica la norma del c.c. che prevede come determinare un compenso per il professionista nel caso non vi sia un accordo preventivo (e cioè un contratto); d’ora in poi, se non potrà essere determinato “secondo gli usi”, il Giudice (perché questa norma serve nel caso di giudizi tra professionista e cliente) lo determinerà ‘secondo equità’.
Questa ultima espressione spaventa molti: saremo dunque rimessi all’arbitrio del giudice?
Sinceramente, mi viene da sorridere.
In vent’anni di frequentazione dei tribunali, e con parecchie cause ormai alle spalle, i casi in cui un Giudice abbia accolto integralmente la richiesta portata dalle mie (sia pur accuratamente calcolate) note-spese si conta sulle dita di una mano.
Da sempre i giudici si sentono liberi di rideterminare il compenso dovuto all’avvocato; e mai il ‘parere dell’associazione professionale’ è stato da essi ritenuto vincolante in alcun modo.
3. Al primo comma dell’articolo 636 del codice di procedura civile, le parole da “e corredata da“ fino a “in base a tariffe obbligatorie” sono abrogate.
Questa è la norma relativa ai decreti ingiuntivi richiesti dai professionisti per gli onorari non pagati; si elimina qui il parere obbligatorio di congruità dell’Ordine (che del resto, come detto, con le nuove norme non conta più nulla per il giudice).
Il professionista qui risparmia una percentuale (nel caso ad es. degli avvocati, pari al 2%) calcolata in base agli onorari richiesti (ma ancora non incassati), compenso che l’Ordine ti richiede(va) per emettere tale parere.
Parere, occorre ribadirlo, fino ad oggi invece necessario (=costo sicuro) ma niente affatto insindacabile in giudizio (e ci mancherebbe).
4. Alla legge 16 febbraio 1913, n. 89 sono apportate le seguenti modificazioni: a) Il comma 2 dell’articolo 74 è soppresso; b) All’articolo 79: la parola “379” è sostituita dalla parola “636”; le parole da “al pretore” fino a “competenza per valore” sono sostituite dalle seguenti: “al giudice competente che decide ai sensi dell’articolo 2233 del codice civile”; l’ultimo periodo è soppresso.
Questa norma riguarda specificamente i notai, e li riconduce giustamente alla normativa generale dei professionisti in tema di determinazione dei compensi.
Art. 8
(Obbligo di comunicazione del preventivo)
1. Tutti i professionisti concordano in forma scritta con il cliente il preventivo per la prestazione richiesta. La redazione del preventivo è un obbligo deontologico e costituisce illecito disciplinare.
Qui il timore della categoria si articola in più varianti. Ovvero:
a- Come potremo calcolare il preventivo?
Esattamente come facciamo adesso.
Non c’è avvocato che non sappia dare al cliente (o abbia in cuor suo) almeno un’idea di massima di quanto costerà una causa.
b- Resteranno fuori delle spese / attività / competenze non prevedibili all’atto del preventivo!
Bisogna capirsi su cosa intendiamo per preventivo: l’avvocato che pensa a un foglio bianco con scritto solo ‘la causa Le costerà €4000,00 tutto compreso’ può tranquillamente rassegnarsi al peggio, i suoi timori troveranno piena conferma nelle infinite variabili del giudizio.
Il preventivo dovrà per forza di cose essere analitico, prevedere il ‘pacchetto base’ che sarà ricompreso nel prezzo e le ulteriori varianti (gli optional 🙂 ) che si potrà scegliere o meno di ‘acquistare’ anche più avanti.
Una gita da un qualunque concessionario auto può aiutare a chiarirsi le idee.
c- Le cause sono un qualcosa di troppo complesso per poter essere ricomprese in un preventivo!
Costruire case è attività almeno altrettanto complessa e di pari durata; eppure il costruttore sa dirci quanto l’opera finita ci costerà.
L’argomento dunque non regge.
Piuttosto un preventivo (accettato, e dunque un contratto) ben fatto, ha tantissimi vantaggi:
A) Fa chiarezza immediata tra le parti (col noto corollario… dell’amicizia lunga);
B) Permette alle parti di stabilire un chiaro piano dei pagamenti (con scadenze o rate prefissate e la possibilità di bloccare subito la prestazione in caso d’inadempimento);
C) Elimina alla fonte i clienti indesiderabili, giacché chi ha poca o nessuna intenzione di pagare il professionista non accetterà certo di vincolarsi per iscritto;
D) Elimina ogni necessità per il professionista di dover calcolare (e giustificare) analiticamente le singole voci che compongono il totale dovuto;
E) Elimina ogni ‘sorpresa finale’ per i clienti, che potranno serenamente programmare anche l’onere finanziario collegato all’incarico professionale.
(segue)
2. Nell’atto di determinazione del preventivo il professionista ha l’obbligo di indicare l’esistenza di una copertura assicurativa, se stipulata, per i danni provocati nell’esercizio dell’attività professionale, la sua durata e il suo massimale.
3. Il presente articolo non si applica all’esercizio delle professioni reso nell’ambito del servizio sanitario nazionale o in rapporto di convenzione con lo stesso.
Ritengo incosciente lavorare senza una copertura assicurativa professionale e personalmente ne ho una da circa quindici anni; la norma mi pare dunque ineccepibile (senza contare che l’obbligo sarebbe comunque scattato già quest’anno in ragione di precedenti disposizioni).
Le prestazioni rese nel SSN sono esonerate perché esiste già la copertura obbligatoria da parte delle AASSLL e delle strutture private coinvolte: ma ricordo ai medici che questo non li pone al riparo dall’essere citati in giudizio personalmente (a volte, anche dalla stessa struttura per cui lavorano).
4. Entro novanta giorni dall’entrata in vigore del presente … i codici deontologici si adeguano alle previsioni del presente articolo.
Ovviamente.
Art. 9
(Accesso dei giovani all’esercizio delle professioni)
1. All’articolo 6 della legge 9 maggio 1989, n. 168, dopo il comma 3, è inserito il seguente: “ 3 bis. Le università possono prevedere nei rispettivi statuti e regolamenti che il tirocinio ovvero la pratica, finalizzati all’iscrizione negli albi professionali, siano svolti nell’ultimo biennio di studi per il conseguimento del diploma di laurea specialistica o magistrale; il tirocinio ovvero la pratica così svolti sono equiparati a ogni effetto di legge a quelli previsti nelle singole leggi professionali per l’iscrizione negli albi. Sono esclusi dalla presente disposizione i tirocini per l’esercizio delle professioni mediche o sanitarie. Resta ferma la durata massima dei tirocini prevista dall’articolo 33, comma 2 del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214”.
Sono favorevole a qualunque norma agevoli l’ingresso dei giovani nella professione. Spero che si configuri un tirocinio efficace, che davvero insegni qualcosa in più rispetto alle necessarie nozioni teoriche; ma questo potrà dircelo solo la concreta attuazione di tale norma.
Questo in sintesi… ma ora, come s’usa dire, dite la vostra che ho detto la mia.
[Chi cercasse invece notizie sul film che ha ispirato il titolo di questo post, può far rotta su Mymovies]
Marco, devo davvero ringraziarti per questo bell’intervento.
In bocca al lupo per il tuo lavoro, da quel che scrivi sembri avere proprio la giusta carica.
Salve, scusate se mi intrometto. Sono un umile designer e sviluppatore web.
La commercialista mi ha aperto la Partita IVA come libero professionista e non come artigiano, sono in gestione separata Inps (lascio perdere quanto mi infastidisca questa gestione a livello pensionistico).
Sono professionista in quanto non è determinante lo strumento che uso (il pc, i software, il “prodotto”…) bensì la mia prestazione intellettuale: la consulenza tecnica e marketing, la preparazione nelle tecnologie e linguaggi di programmazione, e la capacità di realizzare il sito (questo per rispondere al discorso “vendita di stracchino” contro prestazioni professionali).
Eppure nel mio caso non esiste un ordine professionale, non ci sono tariffe minime, c’è una totale liberalizzazione nel mercato ed i clienti pretendono un preventivo.
Quando un cliente mi domanda un preventivo mi mette sempre in difficoltà, anche dopo 12 anni che lavoro. Questo perché le variabili sono tante, dipende da chi è questo cliente, che obiettivi ha, e bisogna fare un briefing in modo più accurato possibile, prima di fare il progetto/preventivo.
E dopo averlo fatto non sono tranquillo, nella realtà non tutto fila liscio: imprevisti, indecisioni, ripensamenti e modifiche in corso d’opera sono di ordinaria amministrazione. Bisogna quindi proteggersi da tutti questi inconvenienti stabilendo bene i paletti nel progetto, rendendo chiaro il servizio, fin dove arriva e cosa è opzionale o espandibile in futuro.
L’attività che svolgo è molto sommersa, non appare evidente, può essere anche molto time consuming, solo con l’esperienza ti regoli sul da farsi.
In ogni caso mi segno sempre tutte le ore in calendario mentre lavoro, in modo da accorgermi quando qualcosa sta sfuggendo di mano. Nel caso ne parli col cliente. Noto che spesso gli avvocati (magari anziani) non hanno una buona comunicazione coi clienti, restano arroccati nel loro mistero, inviano stringate comunicazioni, occupandosi di tutto senza spiegazioni, credo che questo sia sbagliato (e poco trasparente).
Io credo che anche nel vostro caso dovrete fare questo sforzo manageriale e di comunicazione, come dice giustamente l’avv. Spinozzi. Alle paure di “svalutazione del proprio lavoro” sorrido, avete idea di quanti web designer da garage esistono? quanti template pronti a pochi dollari esistono? se dovessi spaventarmi per questi competitor dovrei mollare tutto subito, invece è la mia professionalità che devo vendere e spero che il cliente lo capisca, altrimenti che vada pure in quei siti a risparmio se crede di fare l’affare.
Buona fortuna con la liberalizzazione.
Comunque scusa, mi pare evidente che siamo in disaccordo e non è giusto da parte mia sottrarti del tempo che, immagino, sia prezioso per te come per te.
Per cui ti porgo cari saluti, e a risentirci su altre questioni.
Buon lavoro.
I “quattro soldi” facevano riferimento alla gara al ribasso che si aprirà quale conseguenza, auspicata, della c.d. liberalizzazione.
Io sono arcisicuro di valere più di “quattro soldi”, così come sono sicuro che lo vali tu. (cattivello)
A me però è già capitato di perdere dei clienti a vantaggio di un esimio Collega che, straricco di famiglia, può allegramente permettersi non solo di non richiedere anticipi ma anche di non chiedere nemmeno le spese.
Io non posso, non foss’altro per mantenere i miei vizi, quale quello del mangiare (oltre alla casa, l’auto, enel, gas, telefono etc etc).
Secondo me ciò che tu magnifichi condurrà a una situazione americana, cogli avvocati che fanno astanteria nei pronto soccorso e allungano il biglietto da visita al rantolante sulla barella.
Quando non ci riporterà alla situazione di inzio del secolo scorso, quando l’avvocato poteva farlo solo l’abbiente.
Grazie anche per questo intervento, che ovviamente non condivido per nulla.
Infatti:
– noi sappiamo benissimo dall’inizio quali siano le spese vive stimabili per un giudizio da intraprendere;
– noi sappiamo benissimo dall’inizio quale è la somma di massima che vorremo chiedere per quel giudizio una volta concluso;
– noi sappiamo benissimo dall’inizio quale è la somma massima che invece… potremo chiedere e chiederemo.
La costruzione di un fabbricato ha una marea di variabili, ma il relativo contratto di appalto (magari di 20 pagine) alla fine ha un importo preciso.
E il prezzario regionale si usa (indirettamente) solo quale parametro per lavori aggiuntivi a misura.
L’esempio dunque calza eccome, piaccia o meno.
Quanto al mercato delle vacche… questo sì che è un paragone non calzante, giacché (a volerlo proprio usare) le vacche non siamo affatto noi, ma i nostri incarichi professionali.
Noi siamo (iuppiaiè!) i vaccari.
Cosa c’entri poi con l’oggetto del mio post (e del D.L. liberalizzazioni) il discorso dei “quattro soldi” mi rimane oscuro.
Intanto, a essere state ora abolite sono state le tariffe massime (non quelle minime, che già non esistevano più da un bel pezzo!).
Farti pagare “quanto ritieni giusto” non vuol certo dire farti pagare “quattro soldi”; sempre che non sia proprio questo (a tuo insindacabile giudizio) il valore di ciò che fai.
Cordialità.
Gentile Collega, ahimé il nostro mestiere è diverso da quello del costruttore di case.
Il quale può redigere un preventivo sensato perché
1) lavora in base a un progetto che stima i quantitativi di materiali necessari, e sempre in base a detto progetto:
2) conosce il prezzo di quei materiali
3) conosce il costo orario del lavoro
4) sa quante ore/lavoro saranno necessarie per l’opera
5) ha comunque un Prezzario Regionale delle opere edili cui fare riferimento.
Ergo, il suo esempio non è per nulla calzante.
Io non sono particolarmente lieto di lavorare in un mercato delle vacche, ove le vacche in questione siamo noi. Lei ne sembra addirittura entusiasta, e me ne felicito.
Spero non abbia mai a pentirsene.
Saluti e buon lavoro.
P.s.: Un avvocato che si fa pagare quattro soldi, agli occhi del cliente, sarà appunto un avvocato da quattro soldi. Ne avessi mai trovato uno che mi abbia ringraziato quando ho ritenuto, per le condizioni del cliente e/o la natura della causa, di scendere al di sotto dei minimi professionali.
Troppo facile etichettare come dinosauro chi è contrario a certi provvedimenti,se il suo concetto di modernità corrisponde ai mega centri commerciali, agli outlet, ai multiplex ed al macdonald,dove le persone sono mucche da mungere e i dipendenti semischiavi a 5 euro l’ora,e dove i profitti finiscono sempre nelle stesse tasche,allora abbracci pure entusiasticamente il futuro che Le stanno preparando.Dal canto mio sono pronto a mettermi in gioco ma non intendo rinunciare alla mia libertà e, soprattutto, non ho studiato 10 anni della mia vita per fare il commerciante (con tutto il rispetto).
@edoardo: grazie per gli apprezzamenti, sinceramente non sono nemmeno contrario alle società di capitali con soci “esterni” al nostro mondo: i poteri forti non hanno affatto bisogno di una srl per poter influenzare o guidare… chi ha deciso di consentir loro tale predominio.
@rosa: a lei quelle metafore non piacciono, a me sì.
E a pensarci bene, credo pure che come prodotti sarà per noi assai dura farci largo tra gli scaffali e rubare (un po’ di) posto allo stracchino nel banco frigo, vedo già Nonno Nanni con uno sguardo che non promette niente di buono.
Sarò pure miope, ma almeno provo a vivere nel 21° secolo, mentre molti avvocati mi sembra continuino a ripetere argomentazioni dei loro anziani colleghi di cinquant’anni fa: “Eh, ai miei tempi sì che l’avvocato era rispettato! Eravamo pochi…” (=guadagnavamo un sacco),”…il cliente non protestava mai…” (=anche se sbagliavo, nessuno se ne accorgeva) etc etc.
Basta!
Gentile collega,le metafore che adotta tradiscono la concezione svilente che Lei ha della professione. Le ricordo che gli avvocati non sono nè macellai nè fruttivendoli, noi non vendiamo niente, ci occupiamo (o dovremmo farlo) di tutelare i diritti delle persone,anche da liberi professionisti.Francamente mi stupisce la miopia delle sue argomentazioni,possibile che non si renda conto di quale sia la strategia sottesa agli odierni provvedimenti? Possibile che non veda come questo Decreto sia l’ennesimo regalo ai grandi gruppi finanziari,le cui politiche hanno condizionato la vita di questo paese (e non solo) conducendolo verso il baratro? Non vede come esso colpisce tutti tranne le Banche e le Assicurazioni, anzi facendo loro l’ennesimo enorme regalo (vedi i disincentivi ai risarcimenti monetari post sinitro)in cambio di ridicoli ed inapplicabili obblighi qual’è quello di presentare i preventivi della concorrenza? Davvero non sa che la maggioranza che appoggia questo governo è legata intimamente ai gruppi finanziari? Le devo ricordare le parole di Fassino (“abbiamo una Banca”) o che Berlusconi ha interessi rilevanti in gruppi bancari e assicurativi?
Egr. Avv., ho molto apprezzato il Suo parere sulle liberalizzazioni ed in parte lo condivido. Gradirei conoscere il Suo punto di vista sulla possibilità di costituire società di capitali per lo svolgimento della professione forense. Non ritiene che ciò sia squalificante per chi esercita questa professione e soprattutto non pensa che si corra il rischio che qualche “potere forte” lanci una bella O.P.A. (offerta pubblica di acquisto) sul mondo forense?
Posso essere d’accordo sul fatto che a noi avvocati manchi una seria preparazione alla corretta gestione manageriale dello studio legale; ma dobbiamo assolutamente acquisirla e svilupparla, soprattutto in periodi di crisi, in cui essa può fare la differenza tra sopravvivere (e magari espandersi) o… morire (in senso professionale, sia chiaro).
Si può ovviamente valutare la questione da due punti di vista ed essere favorevoli o meno, ma a monte c’è un dato che i più non considerano ma a pare fondamentale. Non abbiamo studiato anni e anni per essere imprenditori ma professionisti intelletuali. Parificare ciò al prodotto commerciale secondo me farà male a tutti.
Grazie anche a te per il tuo articolato intervento.
Nessuno ha parlato di lavorare gratis, ovviamente; ma di reinventarsi (non ci vuol molto, per la verità) un nuovo assetto dei rapporti economici col cliente in un mondo senza tariffe.
Da oggi (da domani) sarete tu e il tuo mercato a decidere quale sia il giusto (“decoroso”, se preferisci) compenso per la tua attività professionale.
Come tu stesso osservi, i minimi tariffari sono stati aboliti da tempo, perciò il discorso al riguardo puo’ considerarsi superato.
Quanto all’offerta groupon di cui fai cenno… personalmente non sono affatto contrario, resta rimessa a ognuno la libera valutazione sulla convenienza o meno dell’affare ma la ‘dignità’ a mio giudizio non c’entra affatto.
[Nel settore specifico della r.c. auto, in particolare, la “gratuita’” è la regola, giacché l’avvocato solitamente viene pagato dall’assicurazione; sicché l’offerta in questione mi pare tutt’altro che svantaggiosa per l’avvocato, mirando essa ad acquisire un notevole numero d’incarichi.]
Caro collega, sebbene sia giovane consentimi di non essere d’accordo con il tuo esame.
Premetto che le ragioni che mi spingono a dissentire, non sono dettate da un timore nei confronti delle liberalizzazioni ma dal fatto che la liberalizzazione degli avvocati costituirà l’ennesimo buco nell’acqua, in quanto la professione è già ampiamente liberalizzata ed il mercato legale è ormai saturo.
In particolare con riferimento all’abolizione dei tariffari minimi, ritengo che questo condurrà all’indecente oltre che avvilente corsa al ribasso dei prezzi dell’attività dell’avvocato.
Potrebbe accadere, anzi dalle mie parti già accade, che l’avvocato lavori gratuitamente anche rimettendoci di tasca propria.
Vorrei ricordare in merito il recente caso del collega che si è pubblicizzato su Groupon “vendendo” un sinistro a 39 euro http://www.tomshw.it/cont/news/ordine-degli-avvocati-contro-groupon-caramba-che-casta/35231/1.html
Ci rendiamo conto che procedere per un sinistro stradale al costo di 39 euro vuol dire praticamente rimetterci di tasca propria quanto meno le c.d. spese generali.
Mi chiedo quindi a questo punto se non ci sia qualche altro collega pronto ad offrire il medesimo servizio a 20 euro o perchè no anche a 5, solo il costo della raccomandata.
Se liberalizzazione vuol dire lavorare gratis, non mi trovi per nulla d’accordo.
Vorrei ricordare altresì che sebbene il limite minimo delle tariffe sia stato abrogato, altrettanto non può dirsi per l’obbligo di proporre un “prezzo” che come minimo rivesta i caratteri del decoro affinchè non possa definirsi palmario.
Infine vorrei far notare che con la recente possibilità di costituire società tra professionisti non si è solo aperta la professione forense alla forma societaria ma si è anche data la possibilità che nell’ambito delle società tra professionisti vi siano soci meramente finanziatori.
Il quadro che si pone andrà come al solito a vantaggio di banche ed assicurazioni che potranno costituire società apposite partecipando come soci finanziatori e con capitale di maggioranza partecipando agli utili dell’attività legale ed assumendo legali come fossero dipendenti.
Grazie per le risposte, a entrambe.
A Patrizia faccio presente che già ora il mercato ha (territorialmente) dei prezzi abbastanza consolidati: basti pensare ad es. al campo delle separazioni, dove sempre più spesso (e giustamente) gli interessati chiedono espressamente quanto costi l’intero procedimento (e fanno raffronti in modo aperto).
Si tratta solo (dal lato degli avvocati) di raffinare un poco l’analisi per fissare un prezzo giusto per sè e possibile per i clienti; e diffondere anche in modo aperto questi dati, per accelerare anche la formazione appunto del ‘prezzo di riferimento’.
Ma gli avvocati non sono né dei venditori di stracchino, per il quale c’è pur sempre un prezzo di riferimento a cui guardare per poter dire se un prezzo è più conveniente dell’altro, nè di pacchetti viaggio.
Il tirocinio in università sovraffollate che già non garantiscono la preparazione di base, è impensabile.
egregio collega, non posso che essere d’accordo con te. tutto ciò che hai commentato io l’ho sempre sostenuto, pur avendo ben poca esperienza, dovuta al mio ingresso recente in questa professione, tanto affascinante quanto complessa!credo che queste nuove norme siano piuttosto a noi favorevoli e non il contrario. per quanto riguarda il tirocionio,in particolar modo, da svolgere nell’ultimo bienno del percorso universitario, ho sempre sognato il verificarsi di questo, quando ancora ero all’università, perchè ho sempre creduto che la pratica debba essere fatta di pari passi allo svolgimento della teoria. infatti, mettere in pratica ciò che si è appena appreso con la teoria rende molto più agevole l’apprendimento. il tirocinio successivo al percorso universitario, per me, è stato come apprendere notizie nuove, anzi come se non avessi mai saputo cosa fosse un atto, un processo, termini, scadenze, prescrizione e decadenze!!! e, per dirla tutta, durante il tirocinio io non ho imparato alcunchè, il primo anno, e ben poco il secondo, e non per colpa mia….anzi! i dominus mi invitavano a studiare, ma non mi davano l’opportunità di mettere in pratica ciò che apprendevo, nuovamente, e che, poi, dimenticavo ancora. ora, con la mia esperienza personale, con il mio studio legale, con i miei errori, sto imparando quello che avrei già dovuto sapere! per mia fortuna, superando l’esame di stato al primo tentativo(visto che pare un terno al lotto)sono avvocato da un anno e tre mesi e lo sono diventata imparando, per l’ennesima volta, le nozioncine da riferire in seduta di esame di stato, però, in realtà ho ancora molto da imparare!è vero, anche, che questo è un mestiere che si imparara giorno per giorno, però avrei voluto pormi dinnanzi ai giudici con più padronanza, più dimestichezza….con tutto un bagaglio che non ho potuto farmi negli anni precedenti!….ben venga la riforma e questa nuova legge!