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Nel valutare se avviare o meno una ricerca di risarcimento danni nei confronti di un medico, di un ospedale o di una casa di cura, viene spesso da chiedersi… se davvero ne valga la pena.
In particolare, è diffusa l’opinione per cui sia impossibile ottenere –soprattutto dal medico incaricato in giudizio quale CTU (consulente tecnico d’ufficio) del Tribunale- un giudizio negativo nei confronti dei colleghi il cui operato è sottoposto a giudizio.
Ma questo è, semplicemente, un luogo comune senza alcun fondamento.
Esistono per fortuna molti bravi professionisti indipendenti che valutano in modo imparziale l’operato dei loro colleghi e permettono dunque un’analisi obiettiva e libera dei fatti e (se è il caso) la ricostruzione delle responsabilità dei professionisti e /o delle strutture coinvolte; e molti sono ormai i giudizi che si concludono col positivo accoglimento di (fondate) domande che il danneggiato ha svolto attraverso il suo avvocato.
E’ stato da poco diffuso il resoconto di uno studio pilota compiuto dall’OsservatoÂrio sulla responsabilità del meÂdico (Orme) esaÂminando 1.900 sentenze del TriÂbunale civile di Roma dal 2001 ai primi tre mesi del 2007.
La percentuale di accoglimento di simili domande sarebbe pari al 60%; un dato già di per sé davvero elevato; e che cresce ancora di più se si considera che nel 40% di rigetti vanno anche conteggiate le cause promosse in modo imprudente, o senza alcun fondato motivo giuridico, o ancora senza prove sufficienti a sostegno.
Un simile dato dimostra tra l’altro come sia altrettanto infondato lo speculare pregiudizio –stavolta diffuso dal lato dei medici- per cui le cause sanitarie portino comunque a un qualche risarcimento per chi ‘si lancia’ in accuse anche del tutto infondate.
GMS
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